Lavori Domestici

Come Rendere Scintillante l’Auto

Chi ha tempo per tenere l’auto pulita e ordinata? In realtà, bastano i prodotti giusti (oggi ce ne sono di specifici e super efficaci) e un’ora di tempo per avere un’auto tirata a nuovo. Segui i passi che ti propongo per pulire la tua auto dentro e fuori in maniera efficace.

Sbattere i tappetini
Pulire i tappetini non è affatto un operazione complessa. Basta sollevarli, sbatterli e il terriccio delle piante trasportate o le briciole del bebè vanno via in attimo. La maggior parte dei tappetini può essere lavata con l’acqua. Controlla se c’è qualche procedura particolare per il lavaggio altrimenti puoi usare la semplice acqua e poi fai asciugare.

Passa l’aspirapolvere
Per fare questa operazione puoi usare l’aspirabriciole, che non è certo potente come gli aspiratori degli autolavaggi, ma è maneggevole e utilissimo per ripulire l’auto in poco tempo. Non dimenticare di passarlo negli angoli, dove spesso si annidano polvere e capelli, e nel vano portaoggetti.

Spolvera il cruscotto
Per una pulizia ideale in questo caso dovresti usare un prodotto specifico e lucidante: la polvere si depositerà in un tempo più lungo, un pò come succede per i mobili di casa. Altrimenti si può utilizzare uno sgrassatore come quello che si usa in cucina o un detergente sempre però delicato e non controindicato per le plastiche.

Smacchia i sedili
L’idea è quella di utilizzare gli stessi metodi che si utilizzano per togliere le macchie dai vestiti. Le macchine moderne hanno dei sedili in tessuto antimacchia, in questo modo le macchie non penetrano e rimangono in superficie. Per eliminare la macchia puoi utilizzare i prodotti specifici che si trovano in commercio, oppure il sapone a pezzi: strofinare e poi risciacquare.

Lava il parabrezza
Fuori, grazie alla pioggia e a delle buone spazzole, il vetro in generale è pulito. All’interno, se si interviene di rado è tutt’altra storia. Per togliere la patina che si forma all’interno del parabrezza, anche a causa dello smog e dell’aria condizionata, ci vuole lo sgrassatore. Quindi spruzza una dose di sgrassatore e strofina. Puoi usare anche della carta di giornale per pulire il parabrezza.

Profuma l’abitacolo
Adesso che la tua auto ha tutto un altro aspetto, ci vuole il tocco finale. Utilizza un profumatore all’aroma che ti piace di più. Dalla vaniglia agli agrumi, oggi ne esistano di tanti tipi diversi. Potresti anche spruzzare il tuo profumo preferito sui tappetini in modo che accendendo l’aria il profumo si diffonda nell’abitacolo.

Lavori Domestici

Come Pulire la Lettiera dei Porcellini d’India

Avete da poco acquistato un porcellino d’india (anche conosciuto come cavia) e passato qualche giorno vi siete resi conto che è arrivato il momento di effettuare la pulizia e il cambio della lettiera. Se la vostra risposta è affermativa, seguite la guida qui di seguito e saprete come affrontare l’operazione.

Iniziate recandovi in un supermercato ben fornito oppure in un negozio di articoli per animali e acquistate del pellet per stufe se andate nel primo, altrimenti del pellet in tutolo di mais nel secondo. In questo caso però, il prezzo da pagare sarà più elevato rispetto al primo, quindi se volete risparmiare ve lo sconsiglio, tanto non ci sono differenze tra i due tipi di pellet.

Già che ci siete comperate anche del deodorante apposito per lettiere di roditori, in spray e non tossico, privo di gas. Se a casa non ne avete una, acquistate anche una spatola o un raschietto a seconda delle dimensioni della gabbia del vostro amico a 4 zampe. Fatto ciò, tornate a casa, prendete il vosto animaletto e portatelo fuori dalla gabbia.

Procuratevi prima di tutto un sacchetto dell’immondizia; rimuovete la parte superiore della gabbia, prendete il raschietto o la spatola e iniziate a prendere con uno dei due la lettiera sporca da gettar via nel sacchetto di plastica. Una volta che l’avrete eliminata tutta, prendete la parte inferiore della gabbia e lavatela con un detergente non tossico. Fatto ciò, assicuratevi di aver eliminato ogni traccia di sapone e asciugatela.

A questo punto, prendete il sacco di pellet e versatene una quantità sufficiente a ricoprire tutta la superficie della gabbia e che sia tanto alta quanto basta per far divertire a scavare il nostro amichetto a 4 zampe. Spruzzate ora su tutta la superficie, del deodorante apposito e una volta fatto ciò, vaporizzate anche del Neo foractil antiparassitario per roditori sia sulla gabbia che sull’animale ad una distanza di circa 20 cm, facendo attenzione a non spruzzarlo su beverino, mangiatoia, alimenti e mucose del porcellino. Questo prodotto servirà a tenere lontani acari e altri parassiti. Terminate il tutto rimettendo la grata al suo posto, eventuali giochi e mangiatoie e l’animaletto all’interno della gabbia, gettando poi via la spazzatura.

Lavori Domestici

Come Stirare in Modo Impeccabile

Stirare è un lavoro di cui si farebbe volentieri a meno. A volte ti ritrovi a lottare con il ferro, solo per scoprire che hai bruciacchiato la tua gonna o sono più le pieghe che hai creato di quelle eliminate. Ma i tuoi problemi potrebbero essere finiti. Scegli un buon ferro di qualità e segui questi semplici passi per assicurarti che i tuoi vestiti siano l’invidia di tutti. Se, invece, utilizzi una piastra, puoi seguire i consigli contenuti in questa guida di Roberta Bianchi pubblicata su Pressedastiro.com.

Come stirare una camicia

Sbottona i bottoni, compresi quelli sul colletto e sui polsini. Controlla il materiale della tua camicia: se è in cotone, usa un ferro ad alta temperatura con molto vapore. Per altri materiali, consulta le istruzioni riportate in etichetta.
Posiziona il colletto piatto sull’asse da stiro, in modo da stirare l’interno del colletto. Quindi rigira il colletto e premi sulla parte esterna.
Poi, passa al carrè (la parte tra le due spalle) della camicia. Sistemala sulla parte terminale dell’asse, quindi stira accuratamente più verso l’interno che puoi. Passa alla parte non stirata del carrè tenendolo sulla punta della tavola, e ripeti la stessa pressione decisa finché tutto il carrè non risulta liscio.
Ora metti una manica sull’asse da stiro, assicurandoti che la cucitura sotto l’ascella sia ben allineata. Stirala con brevi ‘pressioni’ su tutta la superficie, arrivando fino al bordo senza cucitura. Una volta stirata tutta la manica, stira creando una piega netta lungo il bordo senza cucitura. Metti il polsino piatto sulla tavola e stiralo. Ripeti con l’altra manica.
Ora puoi mettere le parti anteriori della camicia sulla parte finale della tavola da stiro. Stira attentamente, evitando i bottoni e usando la punta del ferro tirando fino ai bottoni. Ripetere con l’altra parte anteriore, e con quella posteriore.
Appendila, assicurandoti che le spalle della camicia restino ‘diritte’ sull’appendiabiti.

L’alternativa a quanto spiegato consiste nell’utilizzo di uno stiracamicie come quelli indicati in questa guida su Solopulito.com. Lo stiracamicie è un dispositivo elettromeccanico specificamente progettato per stirare camicie. Questo dispositivo utilizza un sistema di pressione e calore per eliminare le pieghe dai tessuti, fornendo una stiratura di alta qualità che è spesso più veloce e più efficiente rispetto alla stiratura tradizionale con un ferro da stiro. Lo stiracamicie funziona inserendo la camicia sull’apposita forma o manichino del dispositivo, che è generalmente gonfiabile o meccanico. Una volta che la camicia è fissata in posizione, l’utente avvia il dispositivo. Il manichino si espande, stirando la camicia, mentre il calore viene applicato per lisciare le pieghe. Lo stiracamicie è particolarmente utile per le persone che hanno molte camicie da stirare regolarmente, come potrebbe essere il caso per chi indossa camicie formali per il lavoro. Questo dispositivo può risparmiare tempo e fatica, rendendo la stiratura una task meno impegnativa. Tuttavia, è importante notare che lo stiracamicie potrebbe non essere adatto a tutti i tipi di tessuti o a indumenti con dettagli intricati, che potrebbero richiedere una stiratura più attenta o specifica.

Come stirare un capo con pizzi

Controlla la temperatura indicata sul capo. Se non è indicato l’uso di un ferro molto freddo, stira la parte centrale del capo per ultima.
Stendi il pizzo piatto su un’asse da stiro e assicurati che il ferro sia impostato su una temperatura molto bassa. Avrai bisogno di un ferro che eroghi vapore anche alle basse temperature.
Stira i capi meno delicati per ultimi, assicurandoti di seguire le raccomandazioni presenti in etichetta.

Come stirare un capo composto da materiali diversi

Il trucco qui è iniziare con la parte più delicata, e utilizzare un ferro dotato di protezione per i tessuti (vedi pizzi) dove serve.
Tuttavia, se la parte principale del capo richiede un ferro freddo e altre parti un ferro caldo, è meglio stirare in stadi diversi poiché la parte principale potrebbe spiegazzarsi ancora mentre affronti altre aree.
Per risolvere questo problema, stira le parti più piccole con un ferro caldo, poi spegnilo e lascia riposare il capo per mezz’ora.
Ora riaccendi il ferro impostandolo su una temperatura bassa.

Come stirare un abito plissettato

Come per la camicia, verifica l’impostazione richiesta per il ferro e slaccia tutti lacci e le cinture.

Prima stira i lacci, il colletto (se presente), poi metti le maniche piatte sulla tavola da stiro.
Siccome solitamente non si desidera una cucitura netta su queste maniche, stira la superficie della manica di piatto, usando il ferro con piccole ‘pressioni’, ma non stirare entrambi i bordi della manica. Ora sposta la manica in modo che le sezioni non stirate dalla cucitura al bordo siano piatte sulla tavola da stiro e possano essere stirate. Ancora una volta, evita di stirare le pieghe sul bordo della superficie.
Passa poi al corpo dell’abito, utilizzando la stessa tecnica della camicia. È meglio stirare prima la parte superiore e poi la gonna, per evitare che si riformino le pieghe.

Bellezza

Come preparare un Tonico all’Arancio

Il tonico vitalizzante all’arancio proposto in questa ricetta è senza conservanti aggiunti, pertanto è consigliabile preparare poche quantità alla volta in modo da non utilizzare un prodotto probabilmente scaduto. Abitualmente faccio tante spremute di arance biologiche e mi spiace buttare la buccia senza darle una seconda vita. Oltre all’oleolito all’arancio ho pensato di produrre anche un tonico nonostante non abbia l’abitudine ad utilizzarlo. In effetti dovrei perché a volte per pigrizia tendo a struccarmi direttamente con il sapone alterando il pH naturale della pelle. Sapendo però che gli agrumi sono fotosensibilizzanti, è bene usare il tonico all’arancia solo alla sera. Il procedimento non è laborioso, ci vuole solo un po’ di costanza nei preparativi. Come primo passo bisogna preparare una macerazione acetosa (aceti medicinali) per estrapolare le proprietà dell’arancio e per utilizzare il pH acido dell’aceto.

Ottenere il Macerato Acetoso

Sbucciare le arance nello stesso modo in cui si prepara un oleolito, anziché essiccare le bucce si usano fresche (o leggermente essiccate) e si macerano per circa 10 giorni. L’aceto ha proprietà conservanti quindi la parte acquosa contenuta nella buccia non provoca la nascita di micro batteri, il macerato una volta filtrato con garza sterile, dura oltre i sei mesi. In un vaso di vetro pulito e disinfettato, immergere la buccia con aceto, coperto fino a sopra un dito e lasciare a macerare per circa 10 giorni, in seguito filtrare. Il macerato acetoso di arancio è pronto per essere utilizzato anche nella ricetta del tonico citrus winter. E’ consigliabile utilizzare l’aceto di mele biologico perché è più delicato sulla pelle del viso, ma anche con l’aceto di vino bianco si ottiene lo stesso macerato.

Ottenere il Tonico Vitalizzante

Il tonico vitalizzante estrapolato dal macerato acetoso di arancio è una versione adatta per tutti i tipi di pelle, diversamente si può azzardare diverse proporzioni fra acqua e macerato in base alle proprie esigenze. L’acqua utilizzata è quella minerale (acqua da bere per intenderci) in modo da sfruttare anche i minerali in essa contenuti. Le proporzioni più utilizzate sono di 1 a 3, ovvero 1 parte di macerato di aceto e 2 parti di acqua. E’ possibile ottimizzare la fluidità del tonico aggiungendo il glicerolo vegetale (glicerina): 5 grammi per 100 millilitri di tonico finito. In caso risultasse troppo aggressivo per via dell’aceto, è possibile diluire in proporzione fino a 1 a 5. Agitare il miscuglio ottenuto e utilizzare ogni sera dopo la pulizia abituale del viso.

Conservazione

Il tonico vitalizzante, a differenza del macerato acetoso, ha una conservazione minore: circa due mesi. Se si desidera conservare il tonico molto a lungo è possibile aggiungere un conservante sintetico eco-certificato, inoltre sarebbe opportuno misurare il pH con le cartine tornasole per avere maggiore sicurezza che l’acidità non sia inferiore a 4.5 o superiore a cinque.

Bellezza

Come Preparare un Tonico per la Pelle

La stagione fredda sta giungendo al termine, ma la pelle ha ancora bisogno di essere rigenerata dal grigiore invernale. Il tonico è un elemento ideale per aiutare la pelle spenta a rinascere e il “tonico citrus winter”, cosi battezzato da me, è adatto anche alla pelle sensibile. Sfruttando le proprietà stagionali offerte dal limone e dall’arancio, ha scopo astringente e purificante. Gli altri ingredienti della ricetta cosmetica sono camomilla dalle proprietà antiossidanti (flavonoidi) lenitive ed antinfiammatorie, the verde dalle proprietà antiossidanti (ricco di teobromina = espelle il grasso – contiene caffeina = flavonoidi antitumorali) e antinfiammatorie e la malva dalle proprietà emollienti, lenitive ed antinfiammatorie. Il limone ha proprietà depurative, antibatteriche, astringenti e l’arancio ha proprietà leviganti (contro le rughe), eupeptiche (tonificanti), astringenti ed è ricco di vitamina C (acido ascorbico). L’aceto di mele (o di vino bianco) ha proprietà disinfettanti, astringenti e antiossidanti. ATTENZIONE: gli agrumi sono fotosensibilizzanti, quindi non esporsi al sole dopo il loro uso.

Ingredienti

95 gr. infuso concentrato di camomilla, the verde e malva
2 gr. glicerolo vegetale (o glicerina)
2 gt. olio essenziale di limone
4 gt. olio essenziale di arancio dolce
10/15 gocce di aceto di mele (o di vino bianco)

Procedimento

Preparare un decotto di dieci minuti di malva, possibilmente da fiori e foglie essiccate, acquistate in erboristeria, da unire a freddo con agli altri ingredienti della ricetta. Il decotto è stato preparato con 100 ml di acqua oligominerale (acqua da bere) e circa 5 gr. di malva. Preparare un infusione di dieci minuti di the verde e camomilla, possibilmente da fiori e foglie essiccate, acquistate in erboristeria, da unire a freddo con agli altri ingredienti della ricetta. L’infuso è stato preparato con 100 ml di acqua oligominerale (acqua da bere) e circa 5 gr. ciascuno di the verde e camomilla. Il decotto e l’infuso, una volta freddi e filtrati, si pesano a 95 grammi in un flacone di vetro precedentemente sterilizzato, si aggiunge il glicerolo, gli oli essenziali e l’aceto di mele. E’ consigliabile preparare una dose minima per testarlo sulla pelle poiché potrebbe risultare leggermente aggressivo a causa della componente alcolica presente nell’aceto di mele, anche se quest’ultimo è più delicato dell’aceto di vino bianco.

Conservazione

Il tonico proposto è una versione blanda e l’aceto, essendo in minima parte, non funge da conservante pertanto è consigliabile conservare in frigorifero per una o due settimane. Al primo accenno di cambio dell’aspetto e/o dell’odore è da considerarsi scaduto. Un procedimento che permette la lunga conservazione del tonico è quello di macerare le scorze degli agrumi (non trattati) in aceto per circa 10 giorni, filtrare e utilizzare una parte di aceto aromatizzato con una parte di acqua distillata oppure di idrolato oppure di infuso di erbe. E’ anche possibile aromatizzare l’aceto con solo gli oli essenziali, senza filtrare. Le dosi minime consigliate sono di 1 a 3, ovvero 1 parte di aceto e 2 parti di acqua. La pelle sensibile reagisce velocemente all’alta percentuale di aceto, pertanto è consigliabile testare il prodotto fino alla diluizione desiderata senza superare la dose di 1 a 5 altrimenti l’aceto troppo diluito non funge da conservante.

Sport

Dove si Può Praticare SUP

L’originale modo di Pagaiare in piedi su di una Tavola appartiene ad un antico rituale Hawaiano e Polinesiano. Il Capitano James Cook nel 18° secolo scrive nelle sue memorie di avere avvistato uomini Polinesiani intenti a pescare con le lance tra scogliere e Mari poco profondi con l’ausilio di rudimentali Tavole Pagaiando in piedi su di una Tavola, la stessa cosa la riferì Robert Louis Stevenson e Jack London all’inizio del 20° secolo.

Lo Stand up Paddle moderno è stato praticato dai Beach Boys di Waikiki (è un quartiere di Honolulu, nella contea di Honolulu City and County dello stato delle Hawaii, U.S.A.), che negli anni ‘50/60 iniziarono ad adottare questa tecnica per controllare meglio i gruppi di allievi Surfisti e fare foto ai turisti durante le lezioni di Surf.
La rinascita del SUP avviene probabilmente durante l’estate Hawaiana del 2000, quando grandi Surfisti come Laird Hamilton e Dave Kalama a Maui (l’isola di Maui è nelle isole hawaiane, U.S.A) e Brian Keaulana, Mel Pu, U De Soto e Bruce a Makaha (è una spiaggia dell’isola Oahu dell’arcipelago Hawaiano, U.S.A.), iniziarono a prendere in considerazione la possibilità di allenarsi anche in assenza di onde utilizzando un ”tavolone” ed una Pagaia.

In breve tempo molti di loro capirono quanto poteva essere divertente ed affascinante sviluppare il progetto di una Tavola capace di far prendere anche onde enormi o di stare a Mare ad allenarsi.
Nel 2004 Brian Keaulana introduce il SUP come una vera e propria disciplina ed inizia a organizzare il celebre evento di Big Board Classic a Makaha, solo quattro anni più tardi su Google si riscontrarono quasi mezzo milione di riferimenti riferiti alla cultura del SUP.
In ogni parte del mondo ormai ci sono eventi dedicati al SUP in Australia è famoso il Noosa Festival ed in Inghilterra a Brighton Beach si tiene annualmente un’altro importante evento SUP. In altri Paesi Europei di grande tradizione come la Francia il SUP è di gran lunga lo Sport con il maggior numero di praticanti.

In Italia abbiamo recepito in ritardo il grande potenziale, ma già da qualche anno sono organizzate su tutto il territorio una serie di eventi e competizioni dedicati specificatamente al SUP, ed inoltre crescono di anno in anno i praticanti amatoriali e gli atleti e regatanti di SUP.
Per maggiori dettagli sull’attrezzatura necessaria rimandiamo a questa guida su Tuttosup.com.

Si definiscono Natanti le imbarcazioni di lunghezza fuori tutto (lft) non superiore a dieci metri, indipendentemente dal tipo di propulsione.
Per la condotta dei natanti a remi, che navigano entro un miglio dalla costa (1852 metri), non è prevista alcun requisito di età e nessuna tipo di registrazione.
I SUP rientrano tra i natanti quindi sono limitati alla navigazione entro un miglio dalla costa.

La navigazione da diporto è quella effettuata a scopi sportivi o ricreativi dai quali esuli il fine di lucro.
Le unità destinate alla navigazione da diporto si distinguono in: Navi, Imbarcazioni e Natanti.
I SUP sono autorizzati alla navigazione solamente in ore diurne e in condizioni meteo marine sicure.

La fascia costiera è l’interfaccia diretta tra la terra ferma e il Mare, è estesa in Italia per circa 7.500 Km.
L’attraversamento e la navigazione nella fascia costiera sono disciplinati dalle ordinanze delle autorità marittime locali. Di solito la navigazione è proibita entro i 200-300 metri dalla riva, in specifiche ore del giorno, o stabilmente.
In questa fascia, la partenza dalla spiaggia e l’arrivo sono consentiti nei corridoi di atterraggio (o corridoi di lancio).
In assenza di corridoi, nelle zone frequentate dai bagnanti, l’attraversamento della fascia è consentita soltanto a remi.

Il SUP è vietato
-All’interno, lungo le rotte di accesso e all’imboccatura dei porti
-A distanza inferiore a 200 metri dagli impianti fissi da pesca
-A distanza inferiore ai 200 metri da segnalamenti marittimi e da galleggianti o unità che segnalano la presenza di subacquei
-Nelle zone di Mare destinate all’ancoraggio, ed a distanza inferiore a 200 metri dalle navi mercantili, militari e da unità ed imbarcazioni da diporto alla fonda
-In luoghi dove sfociano fiumi, canali e collettori di qualunque genere.

Le regole sono quindi precise.

Bellezza

Come Preparare uno Struccante Bifasico Fai da Te

Lo struccante bifasico è un prodotto che gradisco particolarmente, e tempo fa ho pubblicato la versione chiamata “bimalendula” dall’unione delle parole bifasico, malva e calendula. In realtà è una variante dello struccante bifasico creato in precedenza, appositamente dedicato agli occhi e che ho battezzato in “struccante biocchimilla” dall’incrocio di parole: bifasico, occhi e camomilla. La differenza sostanziale consiste nella scelta degli ingredienti e nella variazione di pH che vira al 7/7.5, valore corrispondente per l’organo oculare; è molto poco adatto alla pelle. In base alle conoscenze acquisite, è stato utilizzato un infuso di camomilla che contiene i principi attivi antisettici, antinfiammatori e lenitivi utili per gli occhi.

Ingredienti

FASE A
64,4 gr. infuso concentrato di camomilla
5 gr. sodium lauroyl oat amino acids (o tensioattivo analogo)
5 gr. glicerolo vegetale (o glicerina)

FASE B
25 gr. oleolito di camomilla (in olio di girasole)

FASE C
0,6 % cosgard (o conservante analogo)
tamponato a pH 7/7.5

Procedimento

Preparare un infuso concentrato di camomilla, possibilmente da fiori essiccati, acquistati in erboristeria, da filtrare e unire a freddo con agli altri ingredienti della ricetta. Il decotto è stato preparato con 100 ml di acqua oligominerale (acqua da bere) e circa 10 gr. di camomilla. Questo prodotto è da considerarsi uno struccante adatto anche alla pulizia quotidiana degli occhi con risciacquo; prima dell’uso, scuotere il flacone per unire le due fasi.

Fai da Te

Come Realizzare Comodino di Cartone

Vi proponiamo qui il modo in cui realizzare un comodino di cartone. L’occorrente e’: cartone, possibilmente quello di scatole da imballaggi pronte per essere buttate via, della colla a caldo, nastro adesivo, carta di giornale e flatting. Il primo passaggio consiste nel realizzare tre sagome a forma di cuore con cui si realizzeranno la faccia anteriore e quella posteriore del comodino. La terza sagoma ha la funzione di struttura portante e va inserita tra le altre due. Forate le sagome nel centro, tranne la sagoma retro del comodino, per ottenere lo spazio per il cassetto e per inserire oggetti.

Perche’ il comodino possa essere solido ed in grado di sopportare pesi leggeri, dovete creare una vera e propria struttura portante collegando le tre sagome tra loro mediante listelli orizzontali di cartone. Per questa finalita’ la sagoma intermedia va fessurata in piu’ punti in cui inserire i listelli portanti.

Per informazioni piu’ precise sulla dimensione dei listelli e dei fori vi rimandiamo alla fonte citata qui sotto. Una volta incastrati i listelli nelle tre sagome la struttura portante del comodino e’ pronta. Applicate della colla a caldo su tutti i bordi della struttura creata e aspettate che asciughi.

Una volta incollato il fronte ed il retro della struttura e’ necessario verificare la stabilita’ della stessa: se il comodino dovesse ondeggiare e’ necessario rifinire con la carta vetrata i bordi inferiori. Procedete realizzando il rivestimento curvo esterno. I pezzi di cartone devono essere meno spessi di quelli utilizzati per la struttura portante. Arrotolateli lentamente per creare il minor numero possibile di pieghe. Tagliateli delle dimensioni necessarie ed incollateli ai bordi. Per decorare il comodino e renderlo piu’ robusto e’ opportuno incollare su di esso della carta da giornale imbevuta di colla vinilica o simile. Quando la colla e’ asciutta si può applicare il colore desiderato ed infine due mani di flatting al fine di rendere il comodino impermeabile.

Consumatori

Che Forma Deve Avere lo Sbattitore Elettrico

Andiamo a ragionare sulla forma del mio sbattitore. Come la devo gestire e quale devo andare a scegliere? Con che criterio? Cerchiamo di capirlo assieme tramite alcuni semplici step. Si tratta di un argomento introdotto nella home page, ma andiamo ad approfondirlo capendo quali sono le peculiarità di ciascun prodotto in maniera concreta. Dunque a livello di differenze possiamo contraddistinguere due tipi standard: parliamo ovviamente dello sbattitore stock così come lo conosciamo in maniera diretta e quello corredato di apposita basetta e supporto di livello, dove troviamo anche la ciotola per l’utilizzo e l’inserimento dell’impasto in modo diretto.

Esistono però pregi e difetti per entrambi i tipi, cerchiamo di capire quali sono con qualche piccolo esempio standard. Dunque lo sbattitore standard è quello più agile nei movimenti e con il quale possiamo andare a gestire ogni singola parte dell’impasto senza problemi di sorta, il che ovviamente non è poco e lo consigliamo sia a chi non ha molta dimestichezza con questo mondo perché prende manualità e anche a chi non ha un budget molto alto, in modo tale da riuscire a portare a casa comunque un buon prodotto con una spesa estremamente contenuta.

Prendiamo dimestichezza
Prendere dimestichezza poi non è una cosa da prendere sottogamba, dato che la spesa iniziale è irrisoria rispetto a quella più consistente da fare magari quando abbiamo più visione critica e possiamo scegliere con più cognizione di causa qual è lo sbattitore elettrico che fa per noi al meglio. Dato che i prezzi sono abbastanza standard, come è possibile vedere su Sbattitoreelettrico.com, possiamo rivendere lo sbattitore standard non dico allo stesso prezzo ma quasi andando a recuperare tutta la spesa, anche se irrisoria.

In poche parole riusciamo nel primo periodo ad avere quella padronanza e quella visione che prima di entrare in questo mondo non abbiamo, e diciamo che otteniamo tutto ciò in forma quasi gratuita per andare a capire qual è l’acquisto da fare in forma definitiva. Per gli utenti già più esperti, più ordinati con un budget più alto ci sono poi gli sbattitori intesi come corpi unici che stesso dentro la confezione ci fanno trovare un set completo.

Per fare un acquisto con criterio
Confezione completa dove troviamo anche recipiente, guide per lo sbattitore e non solo. A seconda del prodotto abbiamo un piano inclinabile che possiamo gestire al meglio senza problemi l’introduzione delle fruste o dei ganci all’interno dell’impasto. Questo tipo di approccio ci permette di frullare senza fronzoli, però solo nella parte centrale, con qualche adattamento meno immediato.

I recipienti che escono sono comunque capienti, attenzione, ma meno malleabili di quelli stock che abbiamo a casa nostra, il che può essere sia un valore aggiunto che un contro a seconda dei gusti di ogni  utente. Dobbiamo quindi gestire quello che ci interessa maggiormente nell’impasto, portando a casa questa variante di prodotto dunque possiamo anche essere più vincolati nella preparazione, il che significa che dovremo smanettare un po’ di più per gestire l’impasto, ma di contro avremo un prodotto finale più interessante e meglio gestito soprattutto nella preparazione.

Consumatori

Come Scegliere una Centrifuga

I centrifugati sono molto consigliati quando arriva il caldo, perchè consentono di dissetarsi e nutrirsi allo stesso tempo. Gli ingredienti di base sono infatti la frutta e la verdura, da alternare e mescolare in molti modi diversi, per realizzare centrifugati ricchi di gusto ma non sempre uguali. Prepararli è semplice, a patto di avere una centrifuga in casa. Attenzione, perchè la centrifuga non equivale al frullatore, come si potrebbe essere portati a pensare. Il frullatore schiaccia, sminuzza e riduce una crema più o meno densa a seconda delle esigenze, mentre la centrifuga ha la capacità di estrarre il succo da frutta e verdura.

I centrifugati sono molto consigliati quando arriva il caldo, perchè consentono di dissetarsi e nutrirsi allo stesso tempo. Gli ingredienti di base sono infatti la frutta e la verdura, da alternare e mescolare in molti modi diversi, per realizzare centrifugati ricchi di gusto ma non sempre uguali.

Prepararli è semplice, a patto di avere una centrifuga in casa. Attenzione, perchè la centrifuga non equivale al frullatore, come si potrebbe essere portati a pensare. Il frullatore schiaccia, sminuzza e riduce una crema più o meno densa a seconda delle esigenze, mentre la centrifuga ha la capacità di estrarre il succo da qualsiasi tipo di frutta o di verdura. Si tratta di una finalità ben diversa che distingue nettamente gli ambiti, laddove se voglio mangiare una fragola e una mela in versione liquida ricorro al frullatore che appunto le frulla e me le offre nella loro totalità, mentre nel caso del centrifugato io voglio solo il succo della fragola e della mela.
In questo modo si possono ottenere dei veri e propri concentrati ricchi di proprietà nutrienti, depurative e rinfrescanti, che vengono peraltro richiesti spesso nelle diete e nei regimi alimentari controllati.

Ma come scegliere la centrifuga giusta. Prima di tutto bisogna capire se si vuole una centrifuga semplice oppure una di quelle con più funzioni integrate. Ci sono infatti i tipici robot da cucina, multifunzione, che comprendono appunto la centrifuga, il frullatore, il tagliatutto e quant’altro, e sono particolarmente indicati per chi ha problemi di spazio, perchè con un solo apparecchio si hanno a disposizione molte funzionalità.Lo svantaggio risiede essenzialmente nella complessità di utilizzo, perchè ovviamente non c’è un solo tasto da premere, c’è un motore che deve essere settato di volta in volta per utilizzi diversi, e quindi ci vuole un minimo di pazienza e attenzione in più, senza che comunque si tratti di azioni proibitive. Si studia il libretto delle istruzioni e via.

La centrifuga semplice è invece poco invasiva in termini di spazio ed ha un contenitore in materiale plastico che contiene il motore, che a sua volta fa ruotare velocemente la vaschetta contenente i cibi; questa vaschetta è rivestita da una rete a maglie strette che serve a depurare il liquido che filtra nel bicchiere. Mediante la forza centrifuga, il cibo solido si separa da quello liquido, e mentre il succo finisce direttamente nel bicchiere ed è già pronto per essere bevuto, la parte solida, che rappresenta lo scarto della lavorazione, rimane nella vaschetta.

Nel caso si scelga questo tipo di centrifuga, una variabile importante è proprio quella degli scarti, nel senso che sono da preferire i modelli che prevedono un serbatoio per la raccolta del succo e un alloggiamento per gli scarti. Ci si guadagna per comodità di utilizzo e per igiene. Per dettagli sui singoli modelli è possibile vedere il sito Centrifugaok.com su cui sono presente recensioni dettagliate.

Ci sono poi altri aspetti da considerare.

Tipo di centrifuga: Esistono due tipi principali di centrifughe – centrifughe a velocità alta e a pressione fredda (o masticatori). Le centrifughe a velocità alta estraggono il succo più velocemente ma possono surriscaldare il succo e ridurre la qualità nutrizionale. Le centrifughe a pressione fredda sono più lente ma preservano più nutrienti.

Potenza del motore: Una centrifuga con un motore più potente può gestire frutta e verdura più dure, come carote e barbabietole, più facilmente.

Dimensione dell’alimentatore: Un alimentatore più grande significa che dovrai trascorrere meno tempo a preparare la frutta e la verdura prima di inserirla nella centrifuga. Se hai intenzione di spremere intere mele o cetrioli, per esempio, vorrai una bocca d’inserimento più grande.

Pulizia: Alcune centrifughe sono più facili da pulire di altre. Controlla se le parti possono essere smontate e lavate in lavastoviglie.

Rumore: Alcune centrifughe sono più rumorose di altre. Se questo è un problema per te, cerca una centrifuga che sia stata progettata per funzionare in modo più silenzioso.

Prezzo: Le centrifughe possono variare notevolmente di prezzo. Decidi quanto sei disposto a spendere prima di iniziare a cercare.

Da parte nostra, per mantenere in buono stato la nostra centrifuga, dobbiamo essere solerti nella pulizia e avere cura del motore dell’apparecchio, evitando di farlo girare a vuoto e azionandolo solo quando la polpa della frutta o della verdura è tagliata a tocchetti e pronta per essere centrifugata. Alla fine, quando il centrifugato è ormai pronto e magari già lo abbiamo consumato, anche se non ci va dobbiamo lavare bene la centrifuga, per evitare che i residui si secchino e diventino poi più pesanti da rimuovere.